Anna - Monumento all'Attenzione
Gianni Moretti
Anna - Monumento all'Attenzione
Installazione site specific
Casa della Memoria, Milano
27.03.2019 - 21.04.2019
Una promessa di memoria
Luca Pietro Nicoletti
Sono nell’ordine delle centinaia i cardi in alluminio con teste dorate in lega di acciaio, ordinati a raggiera a costituire un monumentale mandala sul pavimento di Casa della Memoria, segnando l’inizio di un percorso: non sono soltanto il modulo di una grande installazione disseminata a pavimento, ma elementi di un progetto più ampio, aperto e in divenire con cui Gianni Moretti ha ripensato l’idea di monumento in chiave pro- cessuale e antiretorica facendone emergere, spogliata di sovrastrutture ideologiche, una profonda necessità umana. Virtualmente, si tratta di un monumento “trasportabi- le” nelle sue unità elementari, con un’eco potenziale amplificata rispetto all’esperienza inamovibile della statuaria.
Il visitatore potrà infatti prelevare uno o più elementi, con la promessa di recarsi a Sant’Anna di Stazzema per ricollocarlo nel percorso itinerante in cui si articola Anna - Monumento all’Attenzione, idealmente dedicato ad Anna Pardini, la vittima neona- ta della strage del 12 agosto 1944. Ogni cardo - o meglio ogni modulo che ricorda la struttura di quel fiore memoriale di stragi - è destinato ad essere piantato nel terreno lungo la mulattiera che scende a valle dal piccolo paese appenninico, andando a for- mare una mutevole galassia di punti luccicanti, ciascuno dei quali corrispondente a un giorno della vita non vissuta da Anna. Ogni anno 365 nuovi cardi segnano il tempo che passa e ne danno una misura visibile, potenzialmente implementabile all’infinito. Ciò che conta, però, non è tanto l’opera, ma l’aspetto partecipativo, collettivo e uni- versale a cui questa conduce: il cardo è un monito che risveglia la memoria, sollecita l’esperienza intima dei luoghi, incita a percorrere in direzione opposta la via che ha condotto il plotone nazista al paese (come un allontanamento metaforico dalla stra- ge come luogo simbolico), e richiede un atto di responsabilità individuale. Il progetto di Moretti, infatti, attiva un dispositivo narrativo: la vera opera, oltre alle teste lucenti piantati nel terreno, da cercare fra il verde e le foglie, è il racconto: chi ha preso o ri- cevuto un cardo è andato a piantarlo a Sant’Anna, scegliendo il posto e il punto in cui collocarlo reiterando un gesto collettivo e condiviso, che prende parte a un insieme dato per addizione di anonime azioni individuali. È un punto fondamentale nel proces- so di costruzione di un modo nuovo di “fare memoria”, spogliato dell’aspetto catartico e sacrale del monumento in favore di un segno disseminato nello spazio che attiva un rituale indipendente, non formalizzato e affidato a un singolare moto di coscienza e a ragioni individuali.
Forse valgono ancora i versi che Ungaretti, poeta che violentemente elaborò la me- moria di guerra (di un’altra guerra), scrisse nel dopoguerra per la prematura dipartita del figlio malato:
«Sconto, sopravvivendoti, l’orrore
Degli anni che t’usurpo,
E che ai tuoi anni aggiungo,
Demente di rimorso,
Come se, ancora tra di noi mortale,
Tu continuassi a crescere;
Ma cresce solo, vuota,
La mia vecchiaia odiosa...»